La figurina NBA maledetta: la storia dei fratelli Menendez
Una figurina NBA apparentemente normale nascondeva un dettaglio inquietante: sullo sfondo, due giovani assassini appena sfuggiti alla giustizia
Questa storia è una delle più incredibili e affascinanti, perché unisce il mondo dello sport a quello criminale.
Stagione 1989/90. I New York Knicks stanno giocando una partita di regular season al famosissimo Madison Square Garden. Come sempre accade, a bordo campo sono presenti molti fotografi, pronti a scattare centinaia di foto nella speranza di ottenere quella perfetta. Ed è proprio qui che un fotografo ha fatto la storia – non solo del basket, ma anche del true crime e del mercato delle figurine.
Tra le persone sedute in prima fila ci sono molti VIP, tra cui Spike Lee, tifoso sfegatato dei Knicks. Ma in mezzo a loro ci sono anche due fratelli che probabilmente avevano comprato i biglietti vicino al parquet solo per godersi lo spettacolo. Peccato che si fossero dimenticati di un piccolo dettaglio: avevano commesso due omicidi. E apparire in prima fila a una partita dei Knicks poteva essere un po’ troppo rischioso.
Il piano e la vicenda
I due fratelli erano Lyle ed Erik Menendez (21 e 18 anni), figli di José Menendez, ricco e potente dirigente discografico cubano-americano. Nell’agosto del 1989 uccisero a colpi di fucile a pompa, nella loro lussuosa villa di Beverly Hills, il padre e la madre, Kitty. Il piano? Far sembrare gli omicidi un’esecuzione di stampo mafioso, così da poter spendere liberamente l’enorme patrimonio ereditato.
E così fecero: comprarono orologi Rolex, auto di lusso, vestiti firmati, tutto in pochissimo tempo – insospettendo la polizia. Tra i vari acquisti c’erano anche i biglietti a bordocampo per eventi sportivi, e fu proprio uno di questi a rovinarli: una partita di basket.
I due si ritrovarono nel posto sbagliato al momento sbagliato. Seduti nelle posizioni più esclusive del Madison Square Garden, tra celebrità e milionari, erano sotto gli occhi di tutti: un luogo perfetto per farsi notare, ma pessimo se si vuole restare invisibili.
La foto passata alla storia
Tra la folla, un fotografo di NBA Hoops – l’azienda che produceva figurine – stava scattando le immagini per la prossima collezione. L’obiettivo era catturare il playmaker dei Knicks, Mark Jackson, in azione.
Per puro caso, sullo sfondo comparivano due ragazzi: uno con un cappellino e l’altro senza, rilassati e sorridenti, ignari di essere stati immortalati in un futuro oggetto da collezione.
Quando la collezione 1990-91 di NBA Hoops uscì, nessuno notò nulla di strano. La figurina numero 205 mostrava semplicemente Mark Jackson in campo. Nessuno, nemmeno le autorità, si accorse di niente – e probabilmente sarebbe rimasta una semplice carta, se non fosse stato per una confessione.
La scoperta sconcertante
Nel marzo 1990, Erik confessò gli omicidi dei genitori durante una seduta dallo psicologo, che informò subito la polizia. I due fratelli furono arrestati e il caso esplose mediaticamente – non per la figurina, ma per l’enorme clamore legato alla loro famiglia e alla ricchezza coinvolta.
Solo anni dopo, quando il processo ai Menendez era ormai concluso, un attento collezionista o un appassionato di cronaca nera notò l’incredibile dettaglio: i due assassini più famosi d’America erano seduti in prima fila sullo sfondo della carta numero 205.
L’esplosione del mercato delle figurine
Da quel momento in poi, una semplice figurina di Mark Jackson, dal valore di pochi centesimi, divenne un pezzo ricercatissimo sia dagli appassionati di true crime sia dai collezionisti di error cards.
Il suo prezzo è salito dai 10-15 centesimi iniziali fino a oltre 200, e in alcuni casi più di 1000 dollari, a seconda delle condizioni, della certificazione e del ritorno mediatico della storia – come accaduto di recente con l’uscita del film sui fratelli Menendez su Netflix.
Una vicenda incredibile: due assassini finiti nella storia non solo per il loro crimine, ma per essere apparsi nella figurina numero 205 di Mark Jackson.