NBA, Accadde Oggi: la coincidenza dei 51 punti

Tre anni diversi, tre campioni, una data: Michael Jordan, Allen Iverson e LeBron James condividono un traguardo particolare il 21 gennaio

LeBron James, Allen Iverson e Michael Jordan

21 gennaio, una data come tante altre a livello sportivo generalmente. Non ci sono ricorrenze particolari, non è il compleanno di nessuno eppure una piccola menzione se la merita.

Perché? Perché in tre annate diverse, precisamente 1997, 2001 e 2006, tre dei più grandi campioni della storia NBA hanno realizzato 51 punti a testa.

Stiamo parlando di Michael Jordan, Allen Iverson e LeBron James e questa è la storia di quei 51 punti.

Sempre contro i Knicks

Partiamo dall’inizio. Michael Jordan ha già vinto quattro titoli NBA, quattro premi di MVP sia della regular season che delle Finals ed è saldamente al comando dei suoi Bulls, primi ad Est con un recordi di 35 vittorie e 5 sconfitte.

La partita che aspetta Chicago il 21 gennaio 1997 è contro i Knicks di Pat Ewing, rivali acerrimi in quegli anni gloriosi, squadra dura, tosta sia col pallone che con le parole, le sfide sempre tese e sempre sul filo della probabile rissa.

Michael Jordan e Patrick Ewing
(Photo by Nathaniel S. Butler/NBAE via Getty Images)

John Starks, stellina di New York, è infortunato ma Jeff Van Gundy può contare oltre che su Ewing anche su Larry Johnson e Charles Oakley, giocatori di grandissimo spessore. Davanti a loro trovano la migliore squadra degli Anni 90 e probabilmente una delle migliori della storia, principalmente grazie al signore di Wilmington via University of North Carolina.

La partita è equilibrata, punto a punto, Jordan e Pippen scambiano colpi su colpi con i lunghi newyorkesi e chiudono il primo tempo sopra di 8 punti, con MJ già a quota 27 e Scottie autore di 15 punti. Si fermerà qui e sarà l’unico altro Bulls in doppia cifra.

Il secondo tempo è sempre sul filo del rasoio, i Knicks rimontano nel quarto periodo ma Jordan li affossa con gli ultimi otto punti consecutivi dei Bulls. Il suo tabellino alla fine reciterà 51 punti, 4 rimbalzi e 4 assist, 60% dal campo, 5 su 8 da tre e un solo libero sbagliato.

Ancora una volta il Toro ha mangiato la Mela.

“We talkin’ about practice”

Un anno prima che andasse in scena una delle conferenze stampa più famose della storia del basket, coi Sixers in crisi e Iverson sul banco degli imputati, a Philadelphia le cose giravano in tutt’altro modo.

Il 21 gennaio 2001 viaggiavano con un record di 30-10, lanciatissimi nell’élite della lega grazie al talento di Hampton, Virginia. The Answer tiene 31.1 punti di media, capocannoniere della NBA, e ha un obiettivo ben preciso in mente: trovare sintonia con Larry Brown e portare i Sixers fino in fondo.

Il caso vuole che proprio oggi, vent’anni fa, andasse in scena un duello a dir poco elettrizzante tra due vere superstar: Vince Carter, all’epoca in forza ai Raptors, e lo stesso AI.

Duello che, per inciso, avrebbero poi ripresentato alle semifinali di Conference per una battaglia in sette gare.

Canestro chiama canestro, punto chiama punto, prodezza chiama prodezza e lo score sale. Non bastano quattro quarti per determinare il vincitore, si va all’overtime.

I Raptors vincono quella partita di sole quattro lunghezze e sul tabellino di Carter compaiono 39 punti conditi da 10 rimbalzi e 8 assist, uno sforzo sovrumano per contrastare un solo uomo.

Perché dei 106 punti finali di Phila, The Answer è autore di ben 51 di essi. La sconfitta brucia, Iverson se la segna e si prenderà la vendetta al secondo turno dei Playoff, eliminando Toronto in sette match, portandosi a casa l’MVP della stagione e compiendo uno degli sfregi più eclatanti nella storia delle Finals, intaccando il percorso altrimenti perfetto dei Lakers.

Alla corte del Re

Anno 2006, 21 gennaio. Siamo a metà della stagione regolare, Cleveland viaggia a metà classifica nella Eastern Conference ma il mondo sta cominciando a capire cosa voglia dire avere LeBron James in squadra, il Prescelto.

LeBron James con la maglia dei Cleveland Cavaliers nell'anno da rookie

Il roster dei Cavs sarebbe da bassifondi ma il ragazzo di Akron non ne vuole sapere: viaggia a 31.4 punti di media a cui aggiunge 7 rimbalzi e 6.6 assist per mettere più possibile in ritmo i compagni. Il tutto in quasi 43 minuti a partita.

La partita è assolutamente alla portata della franchigia dell’Ohio, gli Utah Jazz di Andrei Kirilenko e Mehmet Okur, ben lontani dai fasti dei loro predecessori.

La squadra di Salt Lake non è assolutamente attrezzata per arginare lo strapotere cestistico del Re e ne subisce pesantemente le conseguenze: Utah rimane in scia per appena un quarto prima di soccombere sotto il peso dei colpi di James.

AK-47 non è in serata, i suoi 19 punti e i 20 di Okur non sono neanche sufficienti per tenere botta. LeBron chiude con 51 punti, suo record contro i Jazz, 8 assist e 5 rimbalzi, doppiando praticamente il secondo miglior marcatore di giornata, Donyell Marshall.

21 gennaio, tre annate, tre partite, tre campioni, un elemento comune: 51 punti.

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