Perché la NBA non ha bloccato la Trade Doncic- Davis?

Adam Silver spiega perché la NBA non ha potuto fermare la trade di Doncic ai Lakers, a differenza di quanto fece Stern nel 2011 con Chris Paul

USA TODAY - Adam Silver durante la conferenza stampa a seguito dei Paris Game 2025

Dalla Trade di Luka Doncic tra Dallas Mavericks e Los Angeles Lakers sono scaturite molte polemiche. Chi sostiene che lo scambio sia totalmente sbilanciato verso LA per aver ceduto soltanto Anthony Davis, Max Christie e una prima scelta al Draft; tanti altri sul web invece sostengono che Adam Silver avrebbe dovuto bloccare lo scambio come fece David Stern, quando bloccò il passaggio di Chris Paul ai Lakers.

Ma sta proprio qui l’errore. Stern non bloccò lo scambio in qualità di Commissioner quando, nel dicembre 2011, New Orleans Hornets e Los Angeles Lakers erano praticamente giunti all’accordo. C’è un ulteriore passaggio da approfondire, che è la chiave di volta per spiegare tutti i motivi per cui David Stern arrivò a quella conclusione.

C’è un po’ di confusione. Per qualche motivo, nell’ultima settimana, la gente mi ha urlato contro alle partite dicendo che avrei dovuto annullare lo scambio, come fece David Stern ai vecchi tempi. In realtà, David non ha mai annullato lo scambio

Adam Silver

La proprietà degli Hornets, proprio in questo periodo nel 2011, stava passando dalle mani di George Shinn a Gary Chouest. Il magnate dell’industria marittima, che vanta un patrimonio di 1 miliardo di dollari, decise di non acquistare la franchigia in una delle ultime formalità dell’acquisizione.

Ciò rese obbligatorio alla NBA di essere proprietaria ad interim della franchigia di NOLA, ponendo David Stern nella posizione di essere contemporaneamente Commissioner della lega e dirigente n.1 degli Hornets.

Quando era il proprietario ad interim dei New Orleans (Hornets, ndr) e il commissario dell’NBA in quel periodo, rifiutò uno scambio che gli era stato proposto dal general manager della squadra

Adam Silver

Lo scambio era impostato così: Chris Paul ai Los Angeles Lakers; Lamar Odom, Luis Scola, Kevin Martin, Goran Dragic e una prima scelta agli Hornets; Pau Gasol invece agli Houston Rockets.

Consultatosi con Stu Jackson, all’epoca Vice Presidente Esecutivo delle Basketball Operations NBA che sconsigliò a Stern di accettare la trade per il semplice motivo che avrebbe reso la squadra troppo debole a livello tecnico, il Commissioner si fidò, ma il motivo per cui declinò la trade si rivelò poi un altro.

Gli Hornets non avrebbero potuto perdere un giocatore così importante in ottica di un’eventuale altra acquisizione. Avrebbero perso troppo appeal cedendo la stella che aveva elevato lo status di New Orleans a contender.

Alle porte di NOLA si presentarono i Clippers, qualche giorno dopo, offrendo un pacchetto che Stern giudicò più consono per gli obiettivi della franchigia: Eric Gordon, guardia da 22.3 punti a gara nella stagione 2010/11, insieme a Chris Kaman e Al-Farouq Aminu più una scelta al primo giro non protetta.

È chiaro che il pacchetto di scambio proposto dai Lakers era sicuramente più attraente, ma quella pick al Draft offerta dai Clippers fece notevolmente la differenza agli occhi del di David Stern e della NBA.

Alla fine Chris Paul partì comunque per Los Angeles, ma sponda Clippers. Ancora oggi, viene spontaneo chiedersi che traguardi avrebbero potuto raggiungere CP3 (all’epoca dei fatti 25enne e All-Star) insieme a Kobe Bryant: uno dei più grandi What If della storia della NBA.

Allo stesso modo è naturale chiedersi perché i Mavs (già nel caos più totale) abbiano voluto cedere Luka Doncic al picco della sua carriera, nonostante la sua mentalità non sempre impeccabile come il suo conditioning.

Per quanto la trade sia apparsa sbilanciata, come ha spiegato Adam Silver, la NBA non aveva gli stessi presupposti di David Stern per mettere il proprio veto sullo scambio. L’episodio di quattordici anni fa rimarrà un unicum nella storia della lega.

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