Il rinnovo di Chet Holmgren divide OKC: vale davvero il massimo salariale?
Il rinnovo di Holmgren può diventare un boomerang per OKC: talento puro, ma cifre e rendimento non coincidono

Archiviato un titolo NBA tanto sofferto quanto meritatissimo, in casa Thunder è già tempo di bilanci. E soprattutto di scelte difficili. Il front office di OKC si trova ora davanti alla missione più ardua della NBA moderna: riconfermarsi ai vertici, sfatando quella che sembra diventata una maledizione per molte recenti vincitrici del titolo.
Il motivo? Il mantenimento dello stesso nucleo spesso non basta: mancano stimoli nuovi e gli avversari hanno mesi per preparare contromisure sempre più efficaci.
In questo quadro, la situazione più delicata riguarda Chet Holmgren, talento cresciuto in casa che ha giocato un ruolo fondamentale nella cavalcata al titolo ma che ora rappresenta anche un dilemma potenzialmente esplosivo.
Se da un lato la sua versatilità difensiva e il potenziale ancora inesplorato lo rendono un asset prezioso, dall’altro le sue prestazioni nelle Finals hanno acceso più di un campanello d’allarme.
Con appena il 35.3% dal campo e un disastroso 11.8% da tre, Holmgren ha fatto registrare le peggiori percentuali di sempre per un centro alle Finals. Un dato clamoroso, che si riflette nei problemi di spaziature e fluidità dell’attacco Thunder, spesso condizionato dalla scarsa pericolosità offensiva del lungo numero 7.
E come se non bastasse, continuano ad aleggiare dubbi sulla sua tenuta fisica, un fattore non trascurabile considerando il tipo di basket iper-intenso che OKC ha abbracciato.
Il nodo centrale è il rinnovo: Holmgren si aspetta (e forse pretende) un’estensione al massimo salariale previsto per i rookie. Una mossa che, però, rischia di drenare una parte consistente del salary cap di OKC, limitando drasticamente le manovre future di potenziamento della squadra. Rinnovare Holmgren a certe cifre equivarrebbe, di fatto, a scommettere su una crescita costante e rapida, sia a livello tecnico che fisico.
Sam Presti e il suo staff dovranno valutare con lucidità se legarsi mani e piedi a un talento ancora pieno di incognite, oppure trovare una via alternativa, meno rischiosa e più flessibile, per costruire un futuro sostenibile. Perché dopo aver conquistato l’anello, il secondo passo è sempre il più difficile.