Draymond Green: “Il basket sta diventando un gioco per ricchi”

Il giocatore dei Warriors denuncia la trasformazione socioeconomica del basket moderno, condividendo la visione di LeBron James

Draymond Green Podcast

Negli ultimi anni il basket ha vissuto profonde trasformazioni, non solo nel modo di giocare – basti pensare alla rivoluzione targata Golden State Warriors e all’esplosione del tiro da tre punti – ma anche nel profilo stesso dei giocatori. Le nuove generazioni dedicano sempre più attenzione alla preparazione fisica e si affidano a un fitto programma di allenamenti individuali, soprattutto durante la offseason.

Come spesso accade in questi contesti, non mancano le critiche, soprattutto da chi ha vissuto un basket diverso. Tra questi c’è Draymond Green, che ha fatto proprie le parole di LeBron James sull’eccessiva dipendenza degli atleti moderni dagli allenatori personali, a scapito della spontaneità del gioco.

LeBron ha detto che le nuove generazioni si affidano più agli allenatori che al semplice giocare, e ha ragione. Io non ho imparato cosa fosse un vero allenamento individuale fino al college. Da piccolo cercavo solo un posto dove si stesse giocando: portatemi lì, e avrei giocato tutto il giorno

Draymond Green

Per Green, il rischio di lavorare troppo con un allenatore personale è quello di soffocare la creatività: i ragazzi finiscono per imitare schemi predefiniti, invece di sviluppare un gioco autentico e personale.

È tutta un’altra cosa quando qualcuno ti mette nella posizione di eseguire una mossa specifica. Dov’è finita la tua creatività? C’è un momento e un contesto per lavorare con un allenatore, ma oggi, per avere successo in questo gioco, servono determinate risorse

Draymond Green

La vera riflessione di Green, però, tocca un tema più profondo: il cambiamento socioeconomico del basket. Da sport popolare e aperto a tutti, è diventato sempre più elitario.

Il basket, una volta, era il gioco dei poveri. Lo giocavamo tutti. Eravamo poveri, non avevamo nulla, e quello era il nostro riscatto. Oggi non è più così: il basket è diventato un gioco da ricchi.

Draymond Green

Basta guardare alla storia di LeBron James: nato e cresciuto ad Akron, una delle città più svantaggiate degli Stati Uniti, è riuscito a emergere fino a diventare uno dei più grandi di sempre, con 4 titoli NBA, 4 premi MVP e il record di miglior realizzatore nella storia della lega. Oggi, però, storie come la sua sembrano sempre più rare.

Oggi il talento da solo non basta più. Servono strutture adeguate, tornei esclusivi, attrezzature costose e allenatori privati: tutti elementi spesso inaccessibili a chi proviene da contesti svantaggiati. In questo nuovo scenario, il sogno americano di “partire da zero e arrivare in cima” rischia di diventare un privilegio per pochi, anziché un’opportunità per tutti.

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