Le 10 migliori Squadre NBA senza Titolo

Nella storia ci sono vinti e vincitori: ecco qui le dieci migliori squadre della storia NBA senza aver vinto l’anello

Kobe e Shaq ai tempi dei Lakers

Sfortuna. Infortuni. Errori all’ultimo secondo. Avversari troppo forti. Problemi interni nello spogliatoio. Sono molti i fattori che possono influenzare negativamente una stagione, condizionando i risultati e facendo svanire nel nulla i sogni di tutti i tifosi.

Nonostante questo, alcune squadre sono state in grado di entrare nella leggenda riuscendo ad alzare il Larry O’Brien Championship Trophy, altre, nonostante le altissime aspettative di inizio stagione, sono rimaste a bocca asciutta, venendo interrotte proprio sul finale.

E’ possibile essere considerata una delle migliori squadre della storia NBA senza aver vinto un titolo? Dopo i migliori giocatori senza MVP e le migliori coppie NBA senza titolo, ecco qua le dieci migliori squadre a non aver mai vinto un anello.

Chissà quali altre squadre entreranno in questa classifica nelle stagioni prossime.

10. Washington Wizards 2016-17

Trascinati da uno strepitoso John Wall, divenuto miglior assistman nella storia della franchigia di Washington proprio nel corso della stagione, e con il quinto miglior attacco della regular season grazie ai canestri di Bradley Beal e le triple di Bojan Bogdanovic, quell’anno i Wizards si qualificarono come quarti ai Play-off NBA .

Dopo aver trionfato contro gli Hawks nel primo turno, la franchigia di Washington dovette affrontare i Boston Celtics in semifinale: dopo un estenuante serie portata fino a Gara-7, i “Celtici” ebbero la meglio ottenendo il pass per le finali di conference contro i Cleveland Cavaliers di LeBron James.

9. Seattle Supersonics 1993-94

Mentre MJ era fuori dal parquet ed aveva iniziato la sua breve avventura nel mondo del baseball con i Chicago White Sox, sulla costa ovest, più precisamente a Seattle, si esibivano due giovani stelle: Shawn Kemp e “The Glove”, Gary Payton, il quale verrà premiato NBA Defensive Player of the Year 3 anni più tardi, al termine della stagione 1996/97.

I due, circondati da un gruppo esperto e da un allenatore brillante come George Karl, NBA Coach of the Year nel 2013 coi Nuggets, furono autori di uno spumeggiante avvio di stagione (26W-4L nelle prime 30 gare di Regular Season).

Dopo aver vinto la Western Conference, dovettero arrendersi al primo turno dei Play-off contro i Denver Nuggets, che trionfarono nella serie imponendosi per 3-2.

8. Utah Jazz 1997-98

Nonostante la coppia formata da Karl Malone (secondo miglior marcatore all-time) e John Stockton (miglior assistman nella storia della lega) fosse ormai al termine dei propri anni migliori, in quella stagione i Jazz sembravano inarrestabili.

Primo posto ad Ovest e vittorie schiaccianti contro Rockets, Spurs e Lakers ai Playoff non bastarono a portare il titolo nello Utah, trasformando il duo Malone-Stockton nella coppia meno vincente della storia NBA.

Alle NBA Finals del 1998 i Jazz affrontarono, per la seconda volta consecutiva, i Chicago Bulls del trio Rodman-Jordan-Pippen (guidati da Phil Jackson) ma, pure questa volta, ne uscirono sconfitti.

I Bulls trionfarono grazie alle capacità difensive di Dennis Rodman: nelle 6 gare disputate in quelle Finals, furono concessi solamente 80.2 punti di media a partita, una miseria considerando che affrontavano due Hall of Famer e due All Time Leaders.

7. Oklahoma City Thunder 2011-12

Durant. Westbrook. Harden. Fisher. Ibaka. Perkins. Non era un dream team e nemmeno la formazione del fantabasket, ma erano alcuni dei giocatori che componevano il roster degli Oklahoma City Thunder nella stagione 2011-2012.

Quei Thunder terminarono in seconda posizione la Regular Season e, dopo aver affrontato Dallas, San Antonio e Los Angeles Lakers ai Play-off, si trovarono di fronte i Miami Heat dei Big Three, considerata da molti una delle migliori squadre NBA di sempre.

Con un LeBron James spaziale, alle NBA Finals non ci fu storia e gli Heat sconfissero i Thunder per 4 a 1. Quel giorno segnò l’inizio della lenta ascesa di Oklahoma City: nonostante lo scambio di Harden nella seguente off-season, i Thunder sfiorarono nuovamente le NBA Finals nel 2016, dovendosi, però, inchinare a Curry&co e dovendo dire addio, almeno per adesso, al sogno chiamato titolo NBA.

6. Milwaukee Bucks 1972-73

Dopo il titolo NBA ottenuto nel 1971, i Bucks cercarono invano di portare il secondo anello nel Wisconsin nelle due successive stagioni. Nella stagione 1972-73 partivano da favoriti dopo aver perso alle NBA Finals contro i Los Angeles Lakers l’anno precedente.

Nonostante la prima posizione della Western Conference (fino al 1980, con l’arrivo dei Dallas Mavericks, i Bucks facevano parte della Western Conference), Oscar Robertson e KareemAbdul Jabbar non furono sufficienti a portare il secondo titolo a Milwaukee.

L’obiettivo minimo era l’approdo alle NBA Finals, ma i Bucks furono eliminati al primo turno dei Play-off dai Golden State Warriors, che vinsero la serie per 4 a 2.

5. Golden State 2015-16

In quella stagione, gli Warriors si presentarono ai Play-off come la squadra da battere: dopo aver concluso la Regular Season con un record strabiliante di 73W e 9 L, e con il primo MVP eletto in maniera unanime, continuarono la propria cavalcata verso le NBA Finals eliminando Rockets, Spurs e OKC (dopo gara-7).

Quell’anno si trovarono di fronte i Cleveland Cavaliers di LeBron James, già sconfitti nell’edizione precedente. La storia sembrava già scritta quando gli Warriors portarono la serie sul 3-1, ma non avevano ancora fatto i conti con il Kid from Akron

I Cavs, dopo aver portato la serie fino a Gara-7, vinsero il primo titolo nella storia della franchigia, mettendo in scena una delle partite più memorabili della storia NBA grazie, in modo particolare, a LeBron James che, dopo aver giocato una delle migliori partite nella storia delle NBA Finals, dichiarò di essersi meritato il titolo di GOAT.

4. Oklahoma City Thunder 2015-16

Con il secondo miglior attacco della Regular season , dietro solamente ai Golden State Warriors, gli Oklahoma City Thunder di Kevin Durant e Russell Westbrook furono interrotti da Curry&co proprio sul più bello.

Dopo una cavalcata trionfale ai Play-off, eliminando inizialmente i Dallas Mavericks al primo turno, poi i San Antonio Spurs alle semifinali di conference, dovettero arrendersi contro i Golden State Warriors dopo un estenuante serie, portata fino a Gara-7 grazie alla strepitosa rimonta realizzata dagli Splash Brother, Steph Curry e Klay Thompson.

Infatti, prima Klay Thompson, scatenato in Gara-6 con 41 punti, frutto di 11 triple messe a segno su 16 tentativi totali, e successivamente Chef Curry, stesero i Thunder, mettendo definitivamente fine agli anni migliori della franchigia di Oklahoma City.

3. Miami Heat 2010-11

Prima di diventare una delle miglior squadre della storia NBA, vincendo due titoli consecutivi nel 2012 e nel 2013, i Miami Heat hanno fatto parte di questa particolare classifica, cadendo alle NBA Finals del 2011 contro i meno quotati Dallas Mavericks di Dirk Nowitzki.

Nel luglio 2010, a South Beach, aveva inizio l’era dei Big Three (LeBron, Wade e Bosh) e Miami era riuscita a creare un roster che, dopo alcuni anni di buio, avrebbe dato la possibilità di competere per l’anello, dopo il titolo ottenuto nel 2006, facendo sognare tutti i tifosi.

Secondi classificati nella Eastern Conference dietro ai Chicago Bulls, gli Heat ottennero l’accesso alle NBA Finals battendo, senza troppe difficoltà, Philadelphia, Boston e i Bulls di Derrick Rose. Ad attenderli c’erano i più affamati Dallas Mavericks di Dirk Nowitzki che, con tre vittorie consecutive (dopo esser stati sotto per 2-1 nella serie), portarono il titolo in Texas e lasciando LeBron ancora una volta a bocca asciutta.

2. Los Angeles Lakers 2003-04

Durante l’off-season del 2003 a Los Angeles, sponda Lakers, sbarcarono due futuri Hall-of-famer: un ormai quarantenne Karl Malone e l’ex Sonics Gary Payton, entrambi alla caccia del primo anello in carriera. I due andarono ad aggiungersi al duo Kobe-Shaq, che veniva dal three-peat della stagione precedente, formando uno stellare big-four diretto da Phil Jackson, allenatore più vincente della storia dell’NBA.

A causa dei numerosi infortuni dell’ex Utah Jazz, dei continui litigi tra Kobe e Shaq e di alcuni malumori extra-cestistici scoppiati all’interno dello spogliatoio giallo-viola, la squadra allenata da Phil Jackson non riuscì nell’impresa di portare il quarto titolo consecutivo nella Città degli Angeli.

Arrivati alle NBA Finals dopo il secondo posto in Regular season e dopo aver battuto Houston, San Antonio e Minnesota ai Playoff, dovettero inchinarsi ai meno quotati Detroit Pistons dei novi Bad Boys, che vinsero la serie 4 a 1 grazie ad un mix di intelligenza cestistica, muscoli ed ignoranza che caratterizzava il roster della franchigia del Michigan.

1. Golden State 2018-19

Spesso accade di fare previsioni ad inizio stagione, senza prendere in considerazione una delle variabili più imprevedibili: gli infortuni. Nella stagione 2018-19 gli Warriors erano i favoriti: oltre ai già presenti Curry, Thompson, Durant e Green, la dirigenza di San Francisco mise sotto contratto una quinta stella, DeMarcus Cousins, rendendo Golden State praticamente imbattibile.

Ma la storia andò nella direzione opposta. L’infortunio ad inizio stagione di Cousins, i diversi problemi fisici di Iguodala, il dito lussato di Curry nella serie coi Clippers, quelli di Durant e Thompson contro i Raptors, misero al tappeto gli Warriors nella serie finale che gli avrebbe permesso di entrare nel club esclusivo delle franchigie capaci di realizzare il three-peat (assieme a Lakers, Celtics e Bulls).

I Toronto Raptors, guidati dal duo Kawhi Leonard-Kyle Lowry e dai due emergenti VanVleet e Siakam (autori di una strepitosa serie finale), riuscirono nell’impresa di battere Golden State in gara-6, portando in Canada il primo titolo nella storia della franchigia fondata nel 1995.

In conclusione: non sapremo mai come sarebbero potute finire le NBA Finals 2019 con il roster degli Warriors al completo. Resta, però, il merito ai Raptors nell’essere riusciti a centrare l’impresa storica.

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