Top e Flop del Mercato NBA 2023

Dopo la Trade Deadline, analizziamo le squadre che si sono distinte in positivo (o in negativo) sul Mercato NBA

Rich Paul e Rob Pelinka, GM dei Lakers, seduti a bordo campo

Si è conclusa da poche ore la NBA Trade Deadline, l’ultima giornata disponibile per effettuare scambi tra le squadre; analizziamo insieme i principali top e i flop di questo mercato, esplosivo come non mai.

Prima di iniziare, se sei un neofita, ti consigliamo di leggere le nostre fantastiche guide per capire come funziona il mercato NBA e come avvengono le Trade NBA.

Top: Suns, Mavs e Lakers

I malumori in casa Nets hanno permesso a Phoenix Suns e Dallas Mavericks di mettere a segno i due grandissimi colpi della stagione NBA: Kyrie Irving, che ha scatenato il domino, si è ritrovato, volente o nolente, ai Mavs di Doncic, per formare un backcourt senza eguali, mentre Kevin Durant, dopo un lungo corteggiamento, si è accasato in Arizona, per provare a portare finalmente l’atteso titolo. Entrambi sono stati pagati profumatamente, ma questo tipo di sacrifici risulta necessario per tentare di fare il grande salto verso l’alto.

I Los Angeles Lakers, che erano chiamati ad una vera e propria rivoluzione, dati i disastri delle ultime due stagioni, hanno fatto il loro dovere: via i contratti pesanti di Beverley e del separato in casa Russell Westbrook, oltre agli scontenti Nunn e Thomas Bryant e dentro un nucleo più giovane di giocatori, che vede, tra gli altri, Rui Hachimura, Jarred Vanderbilt, Malik Beasley e soprattutto D’Angelo Russell, ad aggiungere quella pericolosità dal perimetro finora inesistente.

Certo, analizzare le prospettive di una squadra che viene da due batoste per mano dei Pelicans e di OKC, risulta essere molto difficile, ma, con un roster così, mancare di nuovo i playoff sarebbe un enorme fallimento.

Flop: Raptors, Bulls e Pelicans

Vuoto cosmico: così si riassume il mercato di 3 squadre che avrebbero avuto un bisogno assoluto di forze fresche per riprendere in mano la stagione e che invece hanno optato per l’immobilismo totale.
Raptors e Bulls erano le due maggiori candidate a smuovere prepotentemente il mercato, ristrutturandosi, magari andando all-in su qualche superstar, o avviando il rebuilding; non è successo nulla in entrambi i sensi, trasferimenti inesistenti (o che spostano poco come Jakob Poeltl in Canada) e ora le prospettive sono di un’altra stagione nel limbo della mediocrità.

Discorso diverso per New Orleans, che aveva già da prima un ottimo roster e dal settimo posto ad Ovest, nonostante Brandon Ingram e Zion Williamson siano falcidiati dagli infortuni. Da dove deriva quindi il nostro flop?

Fondamentalmente da quello che sarebbe potuto essere e non è stato: considerando che questa squadra, pur senza Zion, già l’anno scorso ha dimostrato di poter stare eccome ai piani alti, fare qualche grande colpo di mercato non solo era possibile (considerando il numero enorme di giocatori e assets a disposizione), ma probabilmente anche doveroso, per provare a prendersi una Western Conference incerta come non mai; puntare in alto con Valanciunas titolare, per dirne uno, risulta davvero poco credibile.

Con un numero così grande di trades, fare delle selezioni diventa complicato, ma il fattore che ha salvato squadre come Miami dal guadagnarsi un posto tra i flop è il mercato dei buyout, ancora aperto e che, con ogni probabilità, regalerà qualche gioia alle squadre che hanno bisogno di rifinirsi (soprattutto data la probabile abbondanza di guardie a disposizione, tra Westbrook, Wall e Reggie Jackson).

Quello che è certo è che è stata una delle sessioni di mercato “di riparazione” più accese degli ultimi anni, a fare da preludio ad un finale di stagione bollente.

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