LeBron James sul mercato? 3 scenari di trade per i Lakers

In attesa di capire il futuro di LeBron James, abbiamo provato a immaginare tre trade che potrebbero cambiare volto ai Lakers e alla NBA

LeBron James durante il primo turno dei Playoff NBA tra Los Angeles Lakers e Minnesota Timberwolves

LeBron, certamente, giocherà l’anno prossimo. Sarà la sua 23a stagione in NBA, ma quale maglia vestirà? Sembrava un’altra off-season senza particolari colpi di segna quella dei Los Angeles Lakers, e invece prima la firma di DeAndre Ayton e poi i dubbi sul futuro di James con la maglia gialloviola.

Il 4 volte Campione ha accettato la player option da 52 milioni che lo lega ai Lakers anche per il 2025/26, ma a questo punto sembra non essere una garanzia sulla sua permanenza a Los Angeles: il suo contratto, di fatto è in scadenza, quindi i Lakers potrebbero anche decidere di considerare James come una pedina di scambio.

Rich Paul, storico agente di James e proprietario di Klutch Sports, si era pronunciato dicendo che LeBron e il suo entourage avrebbero osservato come la dirigenza si sarebbe mossa per garantire il miglior futuro possibile alla franchigia. Dopo l’eliminazione al primo turno dei Playoff, a 40 anni, James vuole vincere ancora e subito: sarà ancora a Los Angeles prima del ritiro?

Se LeBron dovesse chiedere la cessione e i Lakers accettassero, diverse franchigie potrebbero farsi avanti. Ecco cinque potenziali destinazioni: la possibilità di una trade non è più un tabù.

Dallas Mavericks

Il mondo del basket è maestro nel collegare i puntini. I legami ci sono già a Dallas. C’è Kyrie Irving e c’è Anthony Davis con cui LeBron ha vinto in passato, poi c’è anche il futuro dei Mavs, Cooper Flagg. Il GM Nico Harrison, nella conferenza di presentazione del nuovo pupillo di franchigia e città, ha messo in evidenza la necessità di vincere subito

Klay Thompson, affiancato dai duttili Daniel Gafford e P.J. Washington, potrebbe bastare per chiudere l’affare dal punto di vista salariale. Dallas avrebbe anche la possibilità di inserire una futura prima scelta, anche se pochi sarebbero disposti a sacrificare asset per un LeBron 40enne – per quanto unico nel suo genere.

Dall’altra parte, i Lakers hanno dichiarato di voler creare ampio spazio salariale nel 2027. Gafford, però, è sotto contratto fino al 2029. E se Los Angeles ha già lasciato andare Finney-Smith per non appesantirsi sul lungo termine, non è detto che accolga a braccia aperte un altro impegno pluriennale.

Golden State Warriors

LeBron James ai Warriors? Fantabasket forse, ma nemmeno troppo. I legami ci sono: ha vinto l’Oro con Curry ai Giochi Olimpici di Parigi 2024, condivide l’agente con Draymond Green, conosce bene Steve Kerr da Team USA. Golden State avrebbe una strada chiara: scambiare Jimmy Butler con James. La trade è tecnicamente possibile – Butler guadagna leggermente di più, 111 milioni in due anni – ma costringerebbe i Lakers all’hard cap, limitando le mosse future.

Per evitarlo, si potrebbe coinvolgere una terza squadra disposta ad assorbire un contratto minimo come quello di Jordan Goodwin. Altre combinazioni, per esempio Draymond più Hield e Moody, non entusiasmano L.A., anche per i contratti oltre il 2027, quando i Lakers puntano a liberare spazio.

Kuminga sarebbe un’opzione interessante, ma una sign-and-trade per il 22enne risulterebbe complessa a causa delle regole del CBA, in particolare della “base year compensation”, che complica l’equilibrio salariale nelle trade quando il rinnovo di un giocatore prevede un aumento del proprio salario superiore al 20%.

New York Knicks

Un’eventuale trade tra LeBron James e Mikal Bridges, Mitchell Robinson potrebbe sembrare azzardata, ma non mancano motivi per cui avrebbe senso, soprattutto per i Knicks. Sul piano tecnico, James sarebbe il collante ideale per un gruppo maturo e competitivo, portando esperienza, leadership e una visione di gioco che potrebbe sbloccare definitivamente il potenziale della squadra.

Dal punto di vista salariale, la mossa avrebbe ancora più logica: LeBron rappresenta un contratto in scadenza nel 2026, utile per evitare di sforare il second apron, un vincolo che New York rischia seriamente di superare se manterrà intatto il suo nucleo attuale.

Inoltre, accogliere LeBron significherebbe attrarre occhi e appeal mediatico, consolidando i Knicks come contender e destinazione di primo livello.

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