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Golden State Warriors intrappolati tra passato e futuro

Nessuna mossa sul mercato e una squadra spaccata in due: i Golden State Warriors sembrano bloccati in un loop generazionale senza uscita

La surreale trade a sette squadre, più utile a riempire gli annali NBA che a portare reali benefici tecnici, ha lasciato i Golden State Warriors fermi al palo.

Con l’addio di Kevon Looney e nessun innesto concreto all’orizzonte, la franchigia è rimasta l’unica a non aver effettuato vere operazioni di mercato. L’unico nome accostato con una certa insistenza è quello di Al Horford, seguito però anche da numerose concorrenti.

Generazioni a confronto… senza equilibrio

L’eventuale arrivo di Horford andrebbe solo ad aumentare il gap generazionale che da tempo condiziona il progetto nella Baia. Il roster consegnato a Steve Kerr è sempre più spaccato tra senatori over 35 come Curry e Butler (ancora performanti), e giovani come Kuminga, Podziemski e Moody, che dovrebbero avere ruoli chiave ma continuano a essere soffocati dalla presenza ingombrante dei veterani.

L’illusione della doppia corsia

La NBA moderna ha dimostrato che la programmazione paga, anche a costo di sacrifici. Oklahoma City ne è il perfetto esempio. I Warriors invece sembrano voler tenere il piede in due scarpe: vincere subito con i big (si è recentemente parlato anche di LeBron James), ma senza rinunciare allo sviluppo delle nuove leve. Una visione nobile, ma che si scontra con la realtà: non si può ricreare il ciclo d’oro tenendo tutti, sperando che funzioni per inerzia.

Nessuna direzione è una direzione

Scambiare leggende come Curry, Green o Butler è fuori discussione. Ma puntare su di loro fino in fondo significa anche accettare che i giovani avranno poco spazio e che il futuro potrebbe essere compromesso. La sensazione è che si stia solo aspettando il ritiro della Generazione Dorata, sperando che quel momento arrivi senza traumi, anche se il tempo rischia di giocare contro.

Un immobilismo che pesa

Il risultato è un clima sospeso, dove tutti sembrano scontenti: i veterani non possono vincere, i giovani non possono crescere, e il front office non prende una posizione netta. Un loop temporale che sta trasformando i Golden State Warriors da modello vincente a caso irrisolto della nuova NBA.

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