Breve storia di De’Aaron Fox

Le partite alla play, la sfrontatezza con cui ha affrontato il college. Fox come la volpe non è solo il cognome, ma anche il suo mantra

De'Aaron Fox in maglia kings

Il career high contro New Orleans non è solo frutto di un’ottima partita, è strettamente collegato al carattere del ragazzo e alle emozioni suscitate nel leggere il nome della sua città natale. Fox nasce nella città del carnevale, il suo sogno è diventare l’epicentro della Louisiana in ambito della pallacanestro, vuole essere l’attrazione principale dello stato.

Questo pensiero non nasce con l’approdo nella Lega più importante al mondo, vive dentro di lui da sempre e ogni partita contro i Pelicans lo spinge a dare il massimo. Il viaggio che percorreremo con il prodotto di University of Kentucky parte da casa sua, da papà Aaron e mamma Lorainne e arriva al 22 Giugno 2017, quando i Sacramento Kings con la scelta numero 5, decidono di riporre la loro fiducia nei suoi mezzi.

Non solo ‘twerking’

Mancano pochi giorni al grande evento, Lorainne Harris vuole tirare fuori il piccolo pargolo di cui è in dolce attesa. La possibilità di trascorrere il Natale a casa con il nuovo arrivato non le da il tempo di pensare al freddo della Louisiana, inoltre, dopo le festività, l’obiettivo è quello di rimettersi in forma per il carnevale e ballare al ritmo dei tamburi e sfilare con abiti sgargianti come la tradizione richiede.

Il 20 Dicembre 1997 nasce De’Aaron, un bambino che nasce e cresce a ritmo delle percussioni e con il sorriso sempre stampato sul volto. Non si ferma un secondo: corre, salta e i genitori che hanno praticato la pallacanestro a livello di college e continuano a seguire con assiduità lo sport, gli mettono fin da subito una palla tra le mani, lo vedono palleggiare a ritmo di musica e il modo in cui “dribbla” i mobili della casa mette alla luce l’intelligenza del piccolo, che ha nel sangue non solo il “twerking” tipico dei nativi della Louisiana, ma qualcosa di veramente speciale dentro.

Scaltro come una volpe

In età adolescenziale si trasferisce in Texas dove frequenta il Cypress Lakes High School, qui affina la tecnica individuale e migliora come giocatore, impressionando l’allenatore e gli scout che lo visionano e lo reputano senza indugio un talento cinque stelle, grazie anche ai quasi 24 punti e 6 rimbalzi di media a partita. Il suo cognome diventa ben presto anche il suo soprannome, “Fox” che tradotto sta a significare ‘volpe’, perché effettivamente sia dentro che fuori dal campo De’Aaron è più furbo dei suoi coetanei, è scaltro ed è attento ai movimenti degli avversari, li studia nei minimi dettagli nel corso della partita per punirli al primo errore.

Dopo essere stato selezionato per il Nike Hoops Summit e nominato come McDonald’s All-American, decide di firmare la lettera per Kentucky, preferendola ad altri college che avrebbero fatto carte false per lui, persino LSU, l’ateneo più importante della Louisiana e che ha prodotto campioni come Bob Pettit, Shaquille O’Neal, Mamoud Abdul-Rauf e più recentemente Ben Simmons.

Il ragazzino però ha le idee chiare, trasparenti a dir poco, tanto da scegliere la maglia numero 0 condita dal messaggio “fear no one” / “paura di nessuno”, lanciando un segnale forte a chiunque lo veda giocare.

La rivalità con Lonzo

Essere la seconda point guard della nazione dietro a Lonzo Ball è solo la punta dell’iceberg di una rivalità che si protrarrà per tutto il primo e unico anno di college dei due ragazzi e coinvolgerà anche due figure molto diverse tra loro, ma di grande impatto ed influenza: Aaron Fox e LaVar Ball. I padri dei due giocatori danno vita ad un epico scambio di dichiarazioni che si concludono come le sfide sul campo tra UCLA (ateneo in cui milita Lonzo) e Kentucky, con la netta vittoria della famiglia Fox.

Lonzo vs De’Aaron mette a confronto due talentosi playmaker, già proiettati a diventare pezzi pregiati del successivo Draft NBA. Il figlio di LaVar è promesso sposo dei Lakers, sebbene la lottery sia ancora da decidere, a Fox non importa la destinazione, l’unico interesse è entrare nella Lega e dimostrare di avere gli attributi per restarci a lungo.

La prima sfida tra i due si conclude con la vittoria di UCLA, ma il tabellino mette in mostra più la prestazione del talentino di Kentucky rispetto al maggiore dei Ball; quando i due si affrontano nella fase calda della stagione, alle Sweet 16 della March Madness, De’Aaron con i suoi 39 punti (contro i soli 10 di Lonzo Ball) elimina di fatto il college della California e mette una pietra sopra la rivalità… o almeno questo è quello che pensa il ragazzo.

LaVar si lascia andare a numerose dichiarazioni pesanti, tra cui “mio figlio è nettamente migliore di Stephen Curry“. Le parole volano nel vento, non per Fox che replica in maniera pungente dicendo che ai tempi del liceo non ricordava di aver mai visto il padre di Lonzo, ma che in periodo di Draft sia uscito fuori solo per dare aria alla bocca. Qui la guerra tra le due famiglie continua: il padre chiacchierone si vanta di come il figlio verrà scelto dai Lakers con la n.2 e che nulla di ciò che farà Fox sarà mai rilevante quanto il gioco del proprio primogenito.

A mettere fine (per poco) al “beef” tra i due ci pensa il padre del nativo della Louisiana, dove in un’intervista rilasciata qualche giorno prima dell’NBA Draft 2017, dice che De’Aaron ha già messo a tacere Lonzo quando contava e non sarebbe stato importante il numero con cui sarebbe stato scelto, per vedere le differenze tra i due ragazza bastavano le prestazioni sul parquet.

I’m A Pro Gamer

Con la scelta numero 5, i Sacramento Kings scelgono De’Aaron Fox da University of Kentucky. Le parole di Adam Silver sono quelle che ogni ragazzo vuole sentire dopo essersi dichiarato eleggibile al Draft NBA.
Tra i più grandi sostenitori del ragazzo ci sono la madre, il fratello e soprattutto il padre, che lo ha difeso e gli ha lasciato piena libertà di esprimersi fin da quando indossava il pannolino e gli vedeva fare lo slalom tra le gambe del tavolo portando sotto il braccio quella palla arancione.

L’etica del lavoro di “Swipa” (altro nomignolo affibbiato al giovane) ha origine ai tempi del liceo, quando si svegliava alle 6 del mattino per trasferirsi in palestra e allenare i fondamentali e migliorare la tecnica di tiro; a questo lavoro meticoloso ha aggiunto uno strano studio del gioco attraverso il videogame NBA 2K: infatti, come testimoniato da papà Aaron, il vero motivo per cui suo figlio ha avuto la possibilità di approdare nella Lega, sono state le nottate insonni passate sul divano del salotto (su cui poi si addormentava prima di andare a scuola) con il joystick tra le mani.

I’m a real pro-gamer / Io sono un video-giocatore professionista

De’Aaron Fox ha commentato così le sue skills con le console videoludiche

La volpe è stata scaltra abbastanza da completare il percorso a modo suo, ha studiato la preda per anni prima di avventarcisi sopra e non lasciarle scampo. Errando dalla Louisiana al Texas si è lasciata trasportare alle porte del Kentucky e ha trovato nella California il primo checkpoint in cui stabilirsi, gettando le basi per un piano molto più grande e che solo una mente come la sua è in grado di concepire.

Da New Orleans a New Orleans, dalle prime percussioni registrate palleggiando con la palla a spicchi ai 43 punti contro Zion e i Pelicans, pensando all’eterna sfida con Lonzo e a quella città che un giorno sarà sua.

Riuscirà il giocatore dei Kings ad entrare nella classifica dei migliori marcatori NBA in una singola partita?

Staremo a vedere… il talento non manca.


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